...rende meraviglia a chiunque lo vede...

I San Bernardino di Endenna

IL SAN BERNARDINO DI ENDENNA RESTAURATO

Dalla parrocchiale di Endenna, al termine di un restauro realizzato da Delfina Fagnani grazie al finanziamento della Fondazione Credito Bergamasco, ci giunge un oggetto straordinario per tipologia, per conservazione, per storia.

E il fatto che ancora porti con sé molti interrogativi non fa che accrescerne il fascino, sfidando la nostra volontà e la nostra capacità di comprensione.

Proprio perché ci pone tanti e diversi quesiti è utile affrontarlo, sia pure in estrema sintesi, da angolazioni differenti

Briciole di storia

Non è noto quando il dipinto sia arrivato a Endenna. Non è citato nella visita pastorale di San Carlo Borromeo e neppure nelle frequenti ma sintetiche visite del secolo successivo. La prima menzione che fino ad ora è stata rintracciata (ma non è stato possibile uno spoglio completo della documentazione) è quella del corrispondente di padre Donato Calvi che cita nell’oratorio del cimitero della parrocchiale “un quadro ancona dell’effigie intera di san Bernardino da Siena, di pittura tanto al vivo che rende maraviglia a chiunque lo vede”. Lo stesso Calvi nell’Effemeride sagro profana (1676) ne precisa ulteriormente la collocazione ricordando “nella porta sopra il cimiterio l’effige al vivo di San Bernardino da Siena”. L’oratorio, dedicato a san Bernardino, al- l’epoca di san Carlo voltato e aperto, era posto accanto alla chiesa antica. Grazie ai progetti di rifacimento e agli appunti della visita Bernareggi può essere identificato col vano a sinistra dell’attuale presbiterio e collegato all’antico campanile mediante il ripostiglio realizzato tra 1845 e il 1853.

Da lì la nostra ancona fu trasportata in chiesa, nella collocazione che ha ancora oggi, probabilmente alla fine dell’Ottocento, dopo la radicale ristrutturazione in stile neoclassico dell’edificio: Pinetti la descrive nell’inventario degli oggetti d’arte della provincia di Bergamo, pubblicato nel 1931, rammentando che “trent’anni sono trovavasi ancora nell’oratorio di San Bernardino vicino alla chiesa”.

Spostamenti e traslochi comportarono anche, con ogni probabilità, interventi di manutenzione.

L’unico del quale si ha notizia è quello effettuato da Antonio Quarti nel 1959, documentato attraverso fotografie. In quell’occasione però il restauratore rimosse anche una ridipintura, testimoniata dalle immagini, che aveva allargato le brache di san Sebastiano, rendendole più castigate: segno tangibile di almeno un altro intervento più antico.

La brochure completa

Redatta dalla restauratrice Emanuela Daffra