UCRAINA E SIRIA UNITE DAL DOLORE, LA CHIESA SEMINA SPERANZA

In una lettera inviata ai partecipanti al Convegno “La Chiesa come
casa di carità – Sinodalità e coordinamento”, iniziato a Damasco, il
Papa ricorda che nessuno dimentica la sofferenza della nazione
mediorientale e che la sinodalità porta ad amare la Chiesa.

PRIMO MISTERO _ L’AGONIA DI GESÙ NELL’ORTO DEGLI ULIVI
Rm 12,1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri
corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto
spirituale.
Il pensiero delle sofferenze inflitte dalla guerra in Ucraina percorre
la lettera di Papa Francesco, letta in arabo e in apertura della Conferenza
“Chiesa, Casa della Carità – Sinodalità e coordinamento”, organizzata
dalla Congregazioni per le Chiese orientali, che si è conclusa a Damasco,
in Siria. “In questi giorni di guerra e di immensa sofferenza per i nostri
fratelli e sorelle in Ucraina, – scrive il Pontefice – abbracciamoli nella
preghiera e nell’affetto, confidando che una pace giusta e duratura possa
essere rapidamente raggiunta, in modo che l’opera delle agenzie possa
essere portata avanti in quella amata nazione, così come avviene oggi per
la Siria”.

Il mosaico nella Nunziatura Apostolica di Damasco, realizzato da padre Marko Ivan RupnikFrancesco ricorda che anche oggi nel Paese si continua a vivere il
conflitto e che questo genera dolore, “fame, morte e la continua fuga dei
siriani” ma non nasconde i “grandi sforzi vengono compiuti per offrire
speranza e prospettive future a coloro che rimangono”. Pertanto la
Conferenza – spiega – è un modo per ribadire la preoccupazione della
Chiesa per quanto si vive ma anche per mettere in luce la sinodalità che
San Paolo descrive come il corpo e le sue membra. “Tra i membri del cor-
po c’è ascolto, condivisione, amore, sostegno reciproco e, soprattutto, la
consapevolezza del ruolo che ognuno è chiamato a svolgere. Quando
una parte del corpo soffre, tutte le altre vengono in suo aiuto, condivi-
dendo la sua sofferenza e facendo tutto il possibile per alleviarla”.

SECONDO MISTERO_ LA FLAGELLAZIONE DI GESÙ ALLA COLONNA

Eb 13,12-13 Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, subì la passio-
ne fuori della porta della città. Usciamo dunque verso di lui fuori dell’accam-
pamento, portando il suo disonore.

“Tutti noi siamo membri del corpo di Cristo, che è la Chiesa”
pur nelle differenze, aggiunge il Papa, resta la stessa vocazione:
“testimoniare il Signore attraverso l’annuncio del Vangelo e le opere di
carità”, “camminando insieme”, in uno spirito di comunione e nel
rispetto delle nostre diversità. Una sinodalità che trae forza dalla Trinità
ma che si sperimenta anche “nelle relazioni quotidiane, nel dialogo e nel
confronto continuo su cosa significhi essere Chiesa nel contesto attuale,
nel valorizzare e ascoltare gli altri e così arrivare a capire che siamo tutti
fratelli e sorelle”. Una sinodalità che porta ad amare la Chiesa per amare
con passione l’umanità.

Papa Francesco sottolinea poi che “la carità, vissuta sinodalmente,
non lascia spazio a interessi egoistici, né da parte di chi dà né da parte di
chi riceve, poiché è conforme a Cristo, che ha dato se stesso per gli altri”.
Da qui il suo personale grazie a chi è stato “segno tangibile della carità
della Chiesa, alimentata dal Vangelo”. “Mi auguro – conclude – che le
vostre fatiche in questi giorni siano un’occasione per approfondire e
ravvivare lo spirito missionario della Chiesa, aprendo nuove strade da
percorrere insieme e coordinando le opere di carità con amorevole atten-
zione ai poveri e agli emarginati”.

TERZO MISTERO _ GESÙ INCORONATO DI SPINE
Ger 11,19 Come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo
che tramavano contro di me, e dicevano: «Abbattiamo l’albero nel suo pieno
vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome».

Nel suo indirizzo di saluto, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto
della Congregazione per le Chiese orientali, ha sottolineato che il trovar-
si insieme “aiuta a sentire la vocazione ad essere Chiesa cattolica in Siria
oggi, a sentire la responsabilità specialmente dinanzi alle giovani gene-
razioni e alle fasce più deboli delle nostre comunità, a sognare e realiz-
zare insieme per quello che è di nostra competenza e nelle nostre possi-
bilità, il presente e il futuro di esse e di questo amato Paese”.

L’Ucraina è stata uno dei pensieri del porporato ed ha esortato a
pregare i figli e le figlie della Siria, esperti nel dolore e nella prova della
guerra che avvolge di tenebre la terra e priva della luce della speranza i
popoli”, per questo martoriato Paese. “Crediamo che la vostra supplica
di pace e riconciliazione, poiché provata nel crogiuolo della sofferenza,
non resterà inascoltata presso il cuore di Dio. Speriamo però che si apra-
no i cuori e le menti dei potenti che reggono le sorti delle Nazioni, perché
cessi ogni barbarie”.

Filo conduttore di molte riflessioni che hanno scandito il primo
giorno della Conferenza è la speranza nel domani e nei giovani. Il cardi-
nale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, ha ricordato l’espres-
sione dell’essere chiesa in uscita, del farlo insieme, come il Buon Sama-
ritano. “Questo – ha affermato – impedisce di voltarsi dall’altra parte
rispetto alla sofferenza del fratello”.

QUARTO MISTERO _ GESÙ CADE SOTTO IL PESO DELLA CROCE

1Pt 2,24 Cristo portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe
siete stati guariti.

Il Papa alla Fondazione pontificia Gravissimum Educationis, riuniti
a Roma per il congresso internazionale sul tema “Educare alla democra-
zia in un mondo frammentato”. “Il cristiano, quando non segue il Vange-
lo e si abitua a guardare da un’altra parte, lentamente diventa un paga-
no travestito da cristiano. La guerra in Ucraina, “si è avvicinata, è a casa
nostra”, e fa pensare a quanto possa essere selvaggia la natura umana.

Prima di leggere il discorso ufficiale, Francesco fa una riflessione a
braccio di alcuni minuti sulla guerra in Ucraina, rispondendo ad una
lettera letta poco prima, scritta da don Yurii Pidlisnyi, “Noi parliamo di
educazione, e quando uno pensa all’educazione pensa a bambini, ragaz-
zi… Pensiamo a tanti soldati che sono inviati al fronte, giovanissimi, sol-
dati russi, poveretti. Pensiamo a tanti soldati giovani ucraini, pensiamo agli abitanti, i giovani, le giovani, bambini, bambine… Questo succede
vicino a noi”.

Una guerra non lontana, come quelle in Siria e in Yemen, ma “a
portata di casa”. Il Papa ricorda inoltre i bambini feriti dai bombarda-
menti ospitati dall’ospedale Bambino Gesù e si domanda come un
cristiano viva questa guerra, se faccia digiuno o penitenza o viva spensie-
ratamente, come, purtroppo, si vivono normalmente le guerre lontane.
Una guerra sempre – sempre! – è la sconfitta dell’umanità: sempre. Noi
– colti, che lavoriamo nell’educazione – siamo sconfitti da questa guerra,
perché da un’altra parte siamo responsabili. Non esistono le guerre giu-
ste: non esistono!

QUINTO MISTERO _ GESÙ MUORE IN CROCE

At 13,27a-28-29 Gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi pur non avendo trovato
alcun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che Gesù fosse ucciso.
Dopo aver adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero
dalla croce e lo misero nel sepolcro.

La preghiera per la pace , ricorda poi il Papa “va accompagnata da
un paziente impegno educativo, affinché i ragazzi e i giovani maturino la
decisa consapevolezza che i conflitti non si risolvono con la la violenza e
la sopraffazione, ma con il confronto e il dialogo”.
Tre, poi, le proposte del Papa rivolte ai membri della Gravissimum Edu-
cationis e che riguardano i giovani. Innanzitutto alimentare in loro “la
sete della democrazia”, aiutando a capire e apprezzare il valore di un
sistema “sempre perfettibile, ma capace di tutelare la partecipazione dei
cittadini, la libertà di scelta, di azione e di espressione”. Poi si deve inse-
gnare ai giovani che “il bene comune è impastato con l’amore” e “non
può essere difeso con la forza militare”.

Una comunità o una nazione che voglia affermarsi con la forza lo fa
a danno di altre comunità o altre nazioni, e diventa fomentatrice di
ingiustizie, disuguaglianze e violenze. La via della distruzione è facile da
imboccare, ma produce tante macerie; solo l’amore può salvare la fami-
glia umana. Infine bisogna educare i giovani a vivere l’autorità come
servizio. “Tutti noi siamo chiamati a un servizio di autorità, nella fami-
glia, nel lavoro, nella vita sociale”, ricorda Francesco. “Non dimentichia-
moci che Dio ci affida certi ruoli non per l’affermazione personale, ma
perché, con la nostra opera, cresca tutta la comunità”.

Parrocchia di Endenna, Parrocchia di Somendenna, Comunità di Miragolo S.Marco e S. Salvatore

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